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mi-spiace-principessa

UseYourBrain

Mi spiace principessa,
sono lento ad amare.
Credimi, è inesperienza
L’incapacità di mostrare affetto,
i lunghi minuti senza parole
e poi forse un maldestro sfiorare
mentre sorseggio vino, mentre ogni volta
ho pensato “Diglielo!”.

Ma non l’ho fatto.
Invece rimango inquieto e pensoso,
Come mi dicono facciano i bambini in adolescenza,
Ma non ho detto: “Ho percorso miglia
Fa così freddo fuori, per esserti accanto
Senza piani o sotterfugi in testa,
so che sembro morto, imbronciato e silenzioso
ma il mio bisogno più grande è essere con
te, in silenzio.
Non riesco a parlare di persona
parlo per telefono
Senza guardare negli occhi, e poi dico
quello che di persona taccio.
Sono triste e lunatico,
e il tuo ottimismo mi allieta la vita.
No, non interpretare male il mio silenzio”.
Sono silenzioso in due modi.
Se ce ne fosse un terzo, non ti guarderei
lavorare a maglia,
stando seduto a mettere un bottone, così.
Il fiore di plastica spostato.
I suoi occhiali, nuovi, posati sul naso
che conosco
Riceverebbe il mio bacio se glielo dessi.
Ma continuo a sedere, possibilità incantate
e meravigliato della mia stupidità.
Ma non esserne ingannata.
Nella mia testa ci sono migliaia di parole
per ciascuna canzone d’amore.

- Lou Reed (Poesia) -

Con i Velvet Underground, fondati nella sua New York a metà anni sessanta insieme al musicista d'avanguardia John Cale, pur non riscuotendo alcun successo commerciale ha rivoluzionato per sempre i dettami della musica rock, gettando le basi per quell'estetica nichilista che anni dopo sarebbe stata ribattezzata Punk. Dopo lo scioglimento del gruppo ha avviato una lunga e proficua carriera solista, che può vantare album storici come Transformer (prodotto da David Bowie), il concept album Berlin, il live Rock N Roll Animal e l'album-provocazione Metal Machine Music.[9]Lewis Allan Reed, detto Lou (New York, 2 marzo 1942 – Southampton, 27 ottobre 2013), è stato un cantautore, chitarrista e poeta statunitense.

« Non ho mai avuto giovani che strillavano ai miei concerti. I ragazzi strillano per David [Bowie], non per me. A me tirano siringhe sul palco.
(Lou Reed)
« Lou Reed è la persona che ha dato dignità, poesia e una sfumatura di rock'n'roll all'eroina, alle anfe, all'omosessualità, al sadomasochismo, all'omicidio, alla misoginia, all'imbranataggine e al suicidio.»
(Lester Bangs)

Cantore al contempo crudo e ironico dei bassifondi metropolitani, dell'ambiguità umana, dei torbidi abissi della droga e della deviazione sessuale, ma anche della complessità delle relazioni di coppia e dello spleen esistenziale, Lou ha finito con l'incarnare lo stereotipo dell'Angelo del male, immagine con cui ha riempito i media per oltre tre decenni divenendo una delle figure più influenti della musica e del costume contemporanei.

Celebri e imitatissimi il suo look divenuto un marchio di fabbrica (giacca di pelle nera, jeans e Ray-Ban scuri), la sua voce apatica e apparentemente monocorde, il suo stile chitarristico abrasivo e dissonante.

Il capitano è fuori a pranzo

Il capitano è fuori a pranzo (Cit.)

Un diario di vita che si snoda tra l'estate del 1991 e l'inverno del 1993, poco prima che Capitan #Bukowski venga meno. Il tema è la morte, attesa senza rimorsi e con irriverenza perché la cosa terribile non è la morte, ma la vita che la gente non vive. Eppure c'è qualche rammarico: lasciare il mondo, lasciare la scrittura. Nei pensieri del suo diario di bordo, il Capitano ne ha per tutti: filosofi, poeti giornalisti, fotografi, musicisti, poliziotti e Hollywood intera. Salva la moglie che lo assiste, la musica di Mahler, il computer, medium ermetico che accudisce il flusso dei pensieri, le corse di cavalli.

Il capitano è fuori a pranzo [Cit.]

  • I soldi hanno solo due cose che non vanno: o sono troppi o sono troppo pochi. (29/8/91, 10:55 PM; 2000, p. 9)
  • La maggior parte della gente non è preparata alla morte, alla propria o a quella di chicchesia. Ne sono scioccati, terrorizzati. È come una grossa sorpresa. Che diavolo, non dovrebbe esserlo. Io mi porto la morte nel taschino. A volte la tiro fuori e le parlo: "Ciao bella, come va? Quand'è che vieni a prendermi? Sono pronto".
    Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire. (12/9/91, 11:19 PM; 2000, p. 13)
  • Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo. (12/9/91, 11:19 PM; 2000, p. 14)
  • La cosa migliore è essere soli ma mai veramente soli. (13/9/91, 5:28 PM; 2000, p. 16)
  • Sapere che c'è una via d'uscita ti aiuta a restare dentro. Mi spiego? Altrimenti sarebbe la follia. (13/9/91, 5:28 PM; 2000, p. 17)
  • Chi ha inventato la scala mobile? Gradini che si muovono. Poi si parla di pazzi. Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso. Fra quattromila anni non avremo più le gambe, strisceremo direttamente sul culo, o forse rotoleremo come matasse di rovi. (26/9/91, 11:36 PM; 2000, p. 28)
  • Dev'essere strano vivere con me. È strano per me. (15/10/91, 12:55 PM; 2000, p. 53)
  • A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. Sappiamo le battute, sappiamo dove metterci, come recitare, manca solo la macchina da presa. Però non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film. (31/10/91, 12:27 AM; 2000, p. 63)
  • Il fatto è che prendere il culo e portarlo un po' fuori da qui mi costringe a guardare l'Umanità e quando guardi l'Umanità devi PER FORZA reagire. È tutto troppo, un horror show continuo. Sì, laggiù mi annoio, sono terrorizzato, ma per il momento mi sento anche una specie di studioso. Uno studioso dell'inferno. (31/10/91, 12:27 AM; 2000, p. 64)
  • Non amo particolarmente la gente. Più lontano ne sto e meglio mi sento. (3/11/91, 12:48 AM; 2000, p. 69)
  • Non è una gara. Non ho mai desiderato la fama o i soldi. Desideravo buttar giù le parole come volevo io, tutto qua. E dovevo buttarle giù, se no mi prendeva qualcosa che era peggio della morte. Le parole non come qualcosa di prezioso, ma come qualcosa di necessario. (23/6/92, 12:34 AM; 2000, p. 99)
  • Per essere uno scrittore istintivamente fai ciò che nutre te e le parole, che ti protegge contro la morte in vita. Per ognuno è una cosa diversa. E per ognuno è una cosa che cambia. Per me una volta significava bere tantissimo, bere fino a uscire pazzo. Mi affilava le parole, le portava fuori. E avevo bisogno di pericolo. Avevo bisogno di mettermi in situazioni pericolose. Con gli uomini. Con le donne. Con le automobili. Con il gioco. Con la fame. Con qualsiasi cosa. Nutriva le parole. Per decenni è stato così. Ora è cambiato. Ora ho bisogno di qualcosa di più sottile, di più invisibile. È una sensazione nell'aria. Parole dette, parole sentite. Cose viste. Qualche bicchiere mi serve sempre. Ma ora cerco le sfumature e le ombre. Le parole mi vengono da cose di cui sono quasi inconsapevole. Va bene. Ora scrivo porcherie di genere diverso. Qualcuno se n'è accorto.
    "Hai sfondato il muro," è ciò che mi dicono quasi sempre.
    Capisco perfettamente quello che sentono. Lo avverto anch'io. Le parole sono diventate più semplici ma allo stesso tempo più calde, più scure. Mi alimento a nuove fonti. La vicinanza con la morte rinvigorisce. Ho tutti i vantaggi. Riesco a vedere e sentire cose che ai giovani sono nascoste. Sono passato dall'energia della gioventù a quella della vecchiaia. (23/6/92, 12:34 AM; 2000, pp. 100-101)
  • La razza umana esagera tutto: i propri eroi, i propri nemici, la propria importanza. (24/8/92, 12:28 AM; 2000, p. 105)
  • Lo sapevate che i gatti dormono venti ore su ventiquattro? Non c'è da stupirsi che abbiano un aspetto migliore del mio. (24/8/92, 12:28 AM; 2000, p. 106)
  • "Mi scusi," ha detto, "lei è Charles Bukowski?"
    "Charles Darwin," ho risposto e l'ho piantato lì. (21/2/93, 12:33 AM; 2000, p. 132)
  • Perché le persone interessanti sono così poche? Con tanti milioni, perché sono così poche? Dobbiamo continuare a vivere con questa specie noiosa e monotona? Sembra che il loro unico gesto sia la Violenza. In quello sono bravissimi. Brillano. Luccicore di merda, che ci ammorba ogni possibilità. Il problema è che devo continuare a interagire con loro. Almeno se voglio che le luci continuino ad accendersi, che mi riparino il computer, se voglio tirare lo scarico del cesso, se devo comprare le gomme nuove, farmi togliere un dente o farmi tagliare la pancia, devo continuare a interagire. Ho bisogno di quegli stronzi per le piccole necessità, anche se loro, in sé, mi fanno inorridire. E inorridire è una parola gentile.
    Ma mi martellano la coscienza con i loro fallimenti in aree vitali. Tutti i giorni, per esempio, mentre vado alle corse continuo a sintonizzare la radio su stazioni diverse in cerca di musica, musica decente. È tutta brutta, piatta, senza vita, stonata, fiacca. Eppure alcune di queste composizioni si vendono a milioni e i loro creatori si considerano veri "artisti". È porcheria, porcheria orribile che entra nella testa dei giovani. A loro piace. Cristo, dagli merda e mangeranno merda. Non sono capaci di distinguere? Non sono capaci di ascoltare? Non sentono che è sciacquetta, roba vecchia? (27/2/93, 12:56 AM; 2000, p. 135)
  • Pensate a tutte le persone che in vita loro non hanno mai sentito musica decente. Non c'è da meravigliarsi che le loro facce cadano a pezzi, non c'è da meravigliarsi che uccidano senza pensarci due volte, non c'è da meravigliarsi che non abbiano cuore. (27/2/93, 12:56 AM; 2000, p. 137)
  • A uccidere i dinosauri fu il fatto che si mangiarono tutto quello che avevano intorno, poi si mangiarono fra di loro e quando ne restò uno solo quel figlio di puttana semplicemente morì di fame. (p. 30)
  • L'autostrada ti ricorda sempre un po' com'è la gente. È una società competitiva. Vogliono che tu perda così possono vincere loro. E una questione innata e in autostrada viene fuori. Quelli che vanno piano vogliono bloccarti, quelli che vanno forte vogliono superarti. (p. 85)
  • Io mi tengo sui centodieci, così sorpasso e vengo sorpassato. Quelli che vanno forte non sono un problema. Gli faccio strada e li lascio andare. Sono quelli lenti che mi irritano, quelli che si piantano a novanta all'ora sulla corsia di sorpasso. E a volte non c'è verso di passare. (p. 85)
  • Insomma, non sono riuscito ad ammazzarmi a forza di bere. Ci sono andato vicino, ma non ci sono riuscito. Ora merito di vivere con quello che resta. (p. 104)
  • Posso sempre scrivere delle corse, quel grande buco vuoto di niente. (p. 105)
  • Agli scrittori piace soltanto la puzza dei propri stronzi.
  • Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo.
  • Il miglior lettore e il miglior essere umano sono quelli che mi fanno la grazia della loro assenza.
  • Nella prossima vita voglio essere un gatto. Dormire venti ore al giorno e aspettare che ti diano da mangiare. Starsene seduti a leccarsi il culo. Gli umani sono dei poveretti, rabbiosi e fissati.
  • Non ho mai trovato un vero amico. Con le donne, ogni volta era una nuova speranza, ma quello succedeva i primi tempi. Lo capii subito, smisi di cercare la "ragazza dei sogni"; me ne bastava una che non fosse un incubo.
  • Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla.
  • Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.
  • Il mondo vivrebbe molto più facilmente senza libri che senza fogne. E ci sono posti sulla terra dove ce ne sono pochi degli uni e poche delle altre. Io naturalmente preferirei vivere senza fogne, ma io sono malato. Eppure mi alzo e mi sento un guscio vuoto.
  • Certe volte questa stanza è l'unico posto dove voglia stare. Eppure mi alzo, e mi sento un guscio vuoto.
  • Non so gli altri, ma io al mattino quando mi chino per allacciarmi le scarpe penso: Cristo Onnipotente, e ora? La vita mi fotte, non ce la intendiamo. Devo prenderla a piccole dosi, non tutta assieme.

Odi le persone, in generale?

Odi le persone, in generale?

No, anzi direi il contrario. Però odio la massa.

La massa è m**da, e più grande è la massa, più la m**da.

Immagina dodici uomini in un bar che bevono scherzano.

Ma prendi ciascuno di questi uomini da solo, ascolta ciò che ha da dire, capisci ciò che lo disturba...e hai un essere umano unico.

Charles Hank Bukowski

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Compagno di sbronze [Cit.]

  • Danforth appese i corpi uno ad uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe finito di strizzarli. Bagley sedeva ai telefoni. "quanti ne abbiamo fatti?"
    "19. proprio una buona giornata."
    "merda, è proprio cosí. sembra proprio una buona giornata. quanti ne abbiamo piazzati ieri?"
    "14."
    "discreto. discreto. se continuiamo così faremo un mucchio di grano. l'unica preoccupazione che ho è che potrebbero chiuder baracca in Vietnam," disse Bagley dei telefoni. (da La macchina strizzafegato)
  • «Siamo pieni di niente» dicevano «e per noi niente è pieno...». (da La macchina strizzafegato)
  • Era come fare un lancio col paracadute – se non si apre non ci si può mica incazzare con qualcuno. (da La barba bianca)
  • La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c'è bisogno di sprecare il tempo andando a votare. (da La politica è come cercare di inculare un gatto)
  • Passai accanto a 200 persone e non riuscii a vedere un solo essere umano. (da Una pioggia di donne)
  • Per me la mia merda puzza meglio, tranne quella di un cane. (da 10 seghe)
  • La sanità mentale è un'imperfezione. (da 10 seghe)
  • Allungai una mano, aprii il libro verso la metà e cominciai a leggere Guerra e Pace di Tolstoj. Niente di nuovo. Era ancora un brutto libro. (da Gabbia di matti appena fuori di Hollywood)
  • Se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell'anima. (da Un dollaro e venti centesimi)
  • Ci sono delle persone che devono sempre andare da qualche parte; andiamo in barca! Andiamo al cinema! Andiamo a scopare! Andate a cagare tutti quanti, dico sempre io, lasciatemi in pace qui. (da Una pioggia di donne)
  • Avevamo la sensazione che la vita sarebbe stata una gran cosa. (da Appunti di un suicida potenziale)
  • Aveva desideri semplici: gli piaceva ubriacarsi più spesso possibile, da solo, e gli piaceva dormire lunghe ore e stare a casa, da solo. Un'altra stranezza di Martin Blanchard è che non si sentiva mai solo. Più riusciva a starsene lontano dalla razza umana, più si sentiva bene. (da Il demonio)

 

Mettiamola cosi: per me tu sei la numero uno, e non c'è nemmeno una numero due. (p. 297) (C.Bukowski)

Donne – Charles Bukowski Mettiamola cosi

Vi proponiamo di seguito le 10 Citazioni (Tratte dal libro 'Donne') a nostra opinione più belle e rappresentative del pensiero dell'autore. Clicca sulla freccia alla tua destra per scorrerle tutte.

Donne. Charles Bukowski: Fin dall'inizio, e per tutte le sue trecento pagine, il romanzo è la confessione esplicita, quasi ostentata, di una passione stregante: le donne per Bukowski sono un'attrazione costante, un bisogno che non conosce pause e che non si arresta neppure di fronte alle situazioni più disagevoli ...La ricerca del narrante non si arresta di fronte a nulla, forse perché l'amore è per lo scrittore americano il mezzo più sicuro per tenersi in rapporto con la realtà.  Continua a Leggere

Voglio essere sepolto vicino all'ippodromo... per sentire la volata sulla dirittura d'arrivo. (p. 285) (C.Bukowski)

Donne – Charles Bukowski Voglio essere sepolto

Non si poteva sottovalutare il pubblico... C'era una via di mezzo, e bisognava trovarla. (p. 153) (C.Bukowski)

Donne – Charles Bukowski sottovalutare il pubblico

Prendetemi la donna, ma lasciatemi stare la macchina

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Prendetemi la donna, ma lasciatemi stare la macchina... (C.Bukowski)