Da " Il capitano è fuori a pranzo"
Questo libro, illustrato dai disegni di Robert Crumb, è un vero diario di vita che copre un arco di tempo piuttosto ampio, dal 28 agosto 1991 al 27 febbraio 1993, poco prima della scomparsa di Bukowski. Tema dominante è la morte che l'autore attende e affronta senza rimorsi, a volte con irriverenza. Eppure c'è un rammarico: dover lasciare il mondo, in particolare quello della scrittura. Nei pensieri che compongono il diario, il capitano ne ha per tutti: filosofi, poeti, fotografi, musicisti, poliziotti e tutta Hollywood. Salva solo la moglie che lo assiste, la musica di Mahler, il computer, il filtro magico tra il fluire dei pensieri e la pagina scritta e le corse dei cavalli.
Altre citazioni da "Il capitano è fuori a pranzo"
- I soldi hanno solo due cose che non vanno: o sono troppi o sono troppo pochi. (29/8/91, 10:55 PM; 2000, p. 9)
- La maggior parte della gente non è preparata alla morte, alla propria o a quella di chicchesia. Ne sono scioccati, terrorizzati. È come una grossa sorpresa. Che diavolo, non dovrebbe esserlo. Io mi porto la morte nel taschino. A volte la tiro fuori e le parlo: "Ciao bella, come va? Quand'è che vieni a prendermi? Sono pronto".
Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire. (12/9/91, 11:19 PM; 2000, p. 13) - Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo. (12/9/91, 11:19 PM; 2000, p. 14)
- La cosa migliore è essere soli ma mai veramente soli. (13/9/91, 5:28 PM; 2000, p. 16)
- Sapere che c'è una via d'uscita ti aiuta a restare dentro. Mi spiego? Altrimenti sarebbe la follia. (13/9/91, 5:28 PM; 2000, p. 17)
- Chi ha inventato la scala mobile? Gradini che si muovono. Poi si parla di pazzi. Gente che va su e giù per le scale mobili, negli ascensori, che guida automobili, le porte dei garage che si aprono schiacciando un pulsante. Poi vanno in palestra per smaltire il grasso. Fra quattromila anni non avremo più le gambe, strisceremo direttamente sul culo, o forse rotoleremo come matasse di rovi. (26/9/91, 11:36 PM; 2000, p. 28)
- Dev'essere strano vivere con me. È strano per me. (15/10/91, 12:55 PM; 2000, p. 53)
- A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. Sappiamo le battute, sappiamo dove metterci, come recitare, manca solo la macchina da presa. Però non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film. (31/10/91, 12:27 AM; 2000, p. 63)
- Il fatto è che prendere il culo e portarlo un po' fuori da qui mi costringe a guardare l'Umanità e quando guardi l'Umanità devi PER FORZA reagire. È tutto troppo, un horror show continuo. Sì, laggiù mi annoio, sono terrorizzato, ma per il momento mi sento anche una specie di studioso. Uno studioso dell'inferno. (31/10/91, 12:27 AM; 2000, p. 64)
- Non amo particolarmente la gente. Più lontano ne sto e meglio mi sento. (3/11/91, 12:48 AM; 2000, p. 69)